Quantcast
Channel: Il Pozzo e lo Straniero » Jared Diamond
Viewing all articles
Browse latest Browse all 2

Una trilogia sul collasso

$
0
0

Fra tutte le cose che mi potevano capitare, mi sono appassionato proprio agli inciampi delle civiltà, tanto alle loro cause quanto alle ricadute. Ho iniziato in maniera ingenua, come spesso accade, leggendo un libro che potesse servirmi nella costruzione di uno scenario credibile* per alcune storie fantasy, poi però la curiosità è rimasta e, dato che ho un noto debole per le civiltà antiche, non si è esaurita nell’immediata fruizione del libro. Nel giro di un paio di anni sono tornato sull’argomento e questo articolo non è altro che un modo di trarne una chiacchierata da bar.

Tutte le strade partono da Roma

La caduta di RomaL’Impero Romano è uno dei capisaldi della nostra storia e cultura**, o piuttosto lo è la civiltà romana, che nacque molto prima del periodo delle guerre civili e finì dopo la morte anagrafica di Roma. In molti ritengono che l’eredità romana sia stata accolta da ciò che seguì (principalmente il Sacro Romano Impero e la Chiesa) e traghettata fino all’età moderna. Altri invece, e questo è grossomodo ciò che si impara a scuola, incidono una demarcazione senza se e senza ma tra Roma e i secoli bui. Per quanto sia efficace l’immagine oscura dell’alto Medioevo, una successiva riflessione fa intuire che il mondo non cambia dall’oggi al domani, soprattutto in un contesto così ampio e interconnesso come nell’Europa del V secolo.

Bryan Ward-Perkins, autore di La caduta di Roma e la fine della civiltà, è fra gli studiosi del periodo tardo-antico, che a memoria va dal III o IV secolo dell’Era volgare ai primi secoli del Medioevo. Un periodo di transizione in cui si preparò e consumò la caduta dell’Impero e si andarono costituendo i regni barbarici. La transizione durò dei secoli e fu caratterizzata da bruschi scossoni, ma non fu immediata. Però qualcosa cambiò. Fatta questa premessa, a dire il vero non molto lunga***, Perkins si occupa di ricostruire, partendo dalle fonti documentali e dai reperti, questa dissoluzione. Il film che ne esce è lontano dai campi di battaglia e dalla morale a posteriori di alcuni, ma parla di come cambiarono la vita e le abitudini degli ex sudditi imperiali, dall’Urbe alle provincie più remote come la Britannia. E la tesi è che sì, qualcosa sopravvisse, ma si trattò di inerzia e di opportunismo da parte dei poteri subentranti. Per la maggior parte delle persone, la qualità della vita peggiorò considerevolmente e degradò effettivamente in quella che un cittadino romano avrebbe chiamato barbarie, per poi riprendersi secoli dopo, ed è per questo che Perkins parla di fine della (o di una) civiltà.

Le società che scelgono la caduta

Se la caduta di Roma avvenne per una lista di cause lunga alcune pagine*** e Perkins ne studia solo gli effetti, Jared Diamond si occupa proprio delle ragioni del collasso, a partire da esempi meno noti ma più facilmente schematizzabili. Del suo libro Collasso ho già scritto, ma vale comunque la pena di recuperare alcuni concetti. Come invece mi sia saltato in testa di leggere questo libro, dico solo che si è trattato di amore a prima vista.

Diamond ha ben altra pretesa che la mera discussione storiografica sulle cause del crollo. Lo dice nel sottotitolo: il suo tentativo, nato dall’osservazione pluriennale di culture rimaste a uno stadio di sviluppo pre-industriale, è di capire i motivi delle scelte che decretarono il successo o il fallimento delle società storiche, per poi riportarle nuovamente al presente. Il fine di Diamond è ambizioso, ma ne ho apprezzato moltissimo il percorso. Le sue conclusioni, di per sé, non sono rivoluzionarie. Il pericolo è sempre quello, la sostenibilità ambientale delle attività umane. Tuttavia, se anche questi problemi erano già noti, essi non sempre sono affrontati con le misure adeguate o con la giusta priorità. Con la sua discussione delle scelte di società antiche e moderne, Diamond ci ricorda che sono proprio state le scelte, a fronte di problematiche simili, a determinare la sopravvivenza di un popolo.

Il collasso nell’era globale

1177 a.C.Il mondo di oggi è assai diverso dai casi studio riportati da Diamond. È molto più grande e le società sono interconnesse a più livelli. Non è possibile studiare una società isolata, perché le condizioni al contorno sono troppe e troppo complicate per essere schematizzate con facilità. Allo stesso tempo, l’oggi ha caratteristiche peculiari e nuove, per cui ogni confronto con il passato va preso con le dovute cautele.

Quello presente non è il primo mondo globalizzato. Se per globalizzazione si intende un sistema di stati in cui i confini sono permeabili e attraversati da una significativa rete di relazioni a più livelli, possiamo ricercare nel passato altri esempi. Uno di questi sistemi si formò nella tarda Età del Bronzo, nel momento in cui Egizi, Ittiti e Micenei raggiunsero l’apice dello splendore, e terminò con il collasso di tutti questi imperi (eccetto l’Egitto, che però non ne uscì bene). Parliamo del periodo in cui probabilmente si combatté la Guerra di Troia dei poemi omerici e si verificò l’Esodo, per intenderci. Nel giro di un paio di secoli si creò un sistema di relazioni diplomatiche e commerciali tutt’altro che occasionali: l’interdipendenza fu il motivo per cui ci fu un collasso totale e non dei singoli stati. Questo periodo è il campo di studi dell’archeologo Eric H. Cline, che di questo sistema globalizzato ante litteram ha scritto un libro.

Non userò mezzi termini: 1177 a.C., Il collasso della civiltà è un libro avvincente. Non parla quasi mai dei Popoli del Mare, generalmente considerati causa principale**** del crollo. Paradossalmente, ho iniziato a leggere questo libro (un regalo azzeccato!) proprio perché mi intrigavano questi popoli misteriosi, scoprendo invece che Cline parlava di altro. L’invasione ci fu ed è documentata, ma delimitare le cause del collasso alle loro scorribande è semplicistico. Per buona parte del libro Cline racconta il periodo di maggior splendore delle civiltà presenti nella regione e come si consolidò questo sistema di relazioni internazionali. Per la parte restante, raccoglie i cocci e analizza le cause del crollo: le invasioni di popoli stranieri, l’indebolimento delle rotte commerciali, il cambiamento della figura del mercante e una serie impressionante di catastrofi naturali, per citarne alcune. Molte città caddero per terremoti e incendi, altre effettivamente per mano di invasori (o razziatori). In alcuni casi fu dato fuoco ai luoghi del potere, palazzi e templi, mentre in altri l’intera città fu abbandonata.

Ciò che colpisce è che nel giro di alcuni decenni questo sistema crollò del tutto, lasciando pochi superstiti in cattivo stato (gli Egizi). Per spiegarlo, Cline sfrutta come Diamond strumenti e modelli scientifici, come la teoria delle catastrofi e la teoria della complessità, perché se terremoti e invasioni avvengono con una certa frequenza, questo fu il primo caso di collasso “perfetto” di un sistema globalizzato.

Ritorno al presente

Il limite di 1177 a.C., Il collasso della civiltà forse è che l’autore si limita a raccontare gli eventi e accenna soltanto alle complicate teorie matematiche che spiegherebbero il fenomeno, ma penso che ciò rientri nei limiti di un libro divulgativo. È un ulteriore passo rispetto allo studio di Diamond sulle singole società e più vicino al nostro mondo, nonostante il salto temporale che ci separa. Negli anni 2000 una crisi finanziaria nata oltre oceano ha trascinato con sé tutto il sistema Occidente, per fare un esempio. Sono difficili da immaginare gli effetti degli scossoni in un sistema così strettamente interconnesso come quello del mondo presente, veramente globale. Ma poiché finora mi sono limitato alle civiltà antiche, e la storia ci insegna che non sempre è maestra,  è giusto che ciascuno arrivi alle sue conclusioni. Ma sono comunque buone letture, se vi interessa il tema.

 


  • O forse era il contrario, e la sua lettura ha cambiato per sempre la visione di quel setting?
    ** Dovrei argomentare meglio, per svicolare da questa ovvietà, ma non trovandola ve la tenete.
    *** Perkins si appoggia Tal lavoro monumentale di Gibbon, Declino e caduta dell’impero romano, che non ho avuto il piacere di studiare per via del timore che incute (anche se esiste un’edizione ridotta, che è quella che si trova nelle librerie).
    **** Capri espiatori, così come i popoli germanici per quanto riguarda l’Impero Romano. I più famosi sono i cosiddetti Popoli del Mare e i Dori (per la Grecia si parla di Medioevo Ellenico), ma anche l’Impero Ittita vide la sua capitale razziata da una tribù di barbari delle montagne (di cui non ricordo il nome). Alcuni dei cosiddetti Popoli del Mare, peraltro, erano probabilmente stanziati in Italia: gli Shardana in Sardegna e i Shelekesh in Sicilia. Sono però solo teorie, perché altri li vogliono originari anch’essi del Medio Oriente. Purtroppo su di loro esistono pochi reperti e sono citati solo nelle iscrizioni egizie, come quella che celebra la vittoria di Ramses III su di loro.

L'articolo Una trilogia sul collasso sembra essere il primo su Il Pozzo e lo Straniero.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 2

Trending Articles